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Nato nel 1969, ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia nella facoltà di Arti Grafiche. Ha approfondito la ricerca in campo pittorico frequentando lo studio del Professor Zbysław Maciejewski, dove è rimasto affascinato, tra le tante opere, anche da quelle di Pierre Bonnard. Nel 1994 si è diplomato e ottenuto una menzione d’onore al Concorso Nazionale di pittura di Cracovia. E’ autore di oltre cinquanta mostre personali e di diverse realizzazioni di dipinti sacrali, tra cui la policromia del presbiterio della chiesa della Sacra Famiglia a Piekary Śląskie. I suoi dipinti si trovano in collezioni private e museali in Europa, Stati Uniti d’America, Canada, Giappone, Cina, Nuova Zelanda, Sudafrica e Hong Kong. Ha partecipato a numerosi laboratori di pittura plein-air e a mostre collettive in Polonia, Grecia, Spagna, Francia, Germania, India e Italia. Ha presentato le sue opere alle seguenti fiere d’arte: Gent Lineart 95 a Gand, SIAC 95 a Strasburgo, Art Strasbourg 96, Gent Lineart 2008 a Gand e alla Warsaw Art Fair. È co-organizzatore di workshop di pittura plein-air in Polonia e all’estero e del progetto „Rezidenza D’arte” in Toscana.
Andrzej Borowski nella sua pittura ha sempre ricercato una forma che permettesse di rompere la direzione della rappresentazione. Ha realizzato nature morte nelle quali frutti e oggetti creano affascinanti costellazioni di forme diverse. Nei nudi femminili, dentro uno spazio trattato in modo sintetico e semplificato, ha posizionato sensuali silhouette rifacendosi allo stile Liberty. Nei paesaggi elaborati a seguito dei suoi viaggi, lo scopo primario sembra essere quello di catturare storie inusuali dei luoghi rappresentati. L’artista è andato oltre lo scintillio della visione in primo piano. Ha aperto il sipario e ha cercato di risolverne i misteri. (…) Quanto ai motivi scelti, nei dipinti precedenti erano soprattutto incantevoli vie secondarie, dove, in sintonia con il clima meridionale, le zone di luce e ombra si sfidavano. (…) Con il tempo, l’artista ha ridotto sempre di più le rappresentazioni dei luoghi e del loro carattere. Si è sforzato di raggiungere una sintesi, che però non si è manifestata in un processo lento, necessario anch’esso ma forse meno spettacolare, bensì in un unico abbaglio. I dipinti di Andrzej Borowski realizzati tra i campi dell’Aquitania sono frutto di un’illuminazione artistica. Questa, alla vista della natura, non è arrivata come reazione alla sua prepotente ed evidente bellezza, ma come impressione della sua potenza. Salendo verso l’orizzonte, nei suoi dipinti le strisce nere occupate per metà dai girasoli sono delimitate da un delicato bagliore dorato. Le zolle di terra arata, al posto della levigatezza delle colline, parlano di umiltà. Il grigio delle rocce cerca di conciliarsi con il blu profondo delle baie scure in cui scivolano i massi di pietra. Tratti azzurri in mezzo a un paesaggio immobile vanno a delineare i laghi, celesti “morskie oczy”, ovvero “occhi marini„, posti in tal modo e non altrimenti come risultato di antichissimi e potenti processi geologici. L’artista sembra rimanere attonito di fronte a simili rivelazioni della natura, con la sua potenza illimitata. A questo si accompagna il fascino per le opere di Vincent Van Gogh e Anselm Kiefer, rivissute però a suo modo.
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Andrzej Borowski utilizza molteplici strumenti durante il processo pittorico. L’elaborazione si basa su gesti di rassegnazione scelti consapevolmente. Il loro potere è dimostrato proprio dal loro scopo. L’autore rinuncia a un eccesso di colore, rinuncia a elementi paesaggistici troppo decorativi. Ne nascono immagini dotate di un nuovo assetto di colori. Il rigore della composizione impone di omettere tutto ciò che non è necessario, ma la stessa disciplina esige anche di rendere ogni minimo dettaglio dei filari di girasoli o di lavanda che costeggiano la tela. Andrzej Borowski riesce dunque a compiere scelte decisive che sottraggono i suoi paesaggi alla tentazione dell’illusione. La pittura è il tentativo di “raggiungere qualcosa di più”. Forse l’impossibile, il prossimo orizzonte. (…) I dipinti acquistano una densità unica: sono saturi, intensi. Servono la verità, quella che deriva dal corso della natura, ma anche da un sentimento interiore. Questa è la strada per creare immagini significative, iscritte nel loro tempo e nella vita.
Un estratto dal testo “Sui dipinti di Andrzej Borowski” di Dott.ssa Justyna Napiórkowska, tradotto da Linda del Sarto.